Bettazzi: “Servono più di 7 mesi l’anno solo per pagare le tasse”. A Prato pressione fiscale al 61,7%. “Insostenibile”

Claudio Bettazzi Presid. CNA PRATO“La pressione fiscale è un socio occulto delle imprese, un partner devastante  e responsabile di  una crescente emorragia di risorse che strangola sempre più le aziende. Un mostro di dimensioni tali che il sistema economico non può più reggere sulle proprie spalle”.

E’ amara ma lucida –  e supportata dai dati –   l’analisi che Claudio Bettazzi, presidente Cna, fa  sul peso complessivo del fisco (Total Tax Rate)  nei confronti delle pmi e degli artigiani. A quantificare l’entità degli oneri fiscali nei 112 capoluoghi di provincia e di regione è stato il nuovo Osservatorio nazionale Cna che, per Prato e la Toscana, ha snocciolato dati da far tremare i polsi.

“In Italia,  nel 2014,  la pressione fiscale (nazionale, regionale e comunale) sulle piccole imprese toccherà il tetto assurdo del 63,1%,  – dice infatti Bettazzi – e sul nostro territorio, Prato e Pistoia sono già a quota 61,7%, a metà strada tra Firenze (la provincia più tartassata con 74,1%) e Arezzo (57,8%)”.

Detto questo, per capire quanti mesi servono in un anno solo per far fronte alle tasse, prosegue Bettazzi, “l’osservatorio  ha calcolato che a Prato, Pistoia e Pisa le imprese devono lavorare da gennaio fino  al 14 agosto solo per assolvere agli obblighi fiscali, un periodo di tempo insensato che conferma come questo fisco sia insostenibile per le aziende e ne demolisca la competitività sui mercati internazionali”. Di ritorno da recenti missioni all’estero, prosegue Bettazzi, “ho verificato opportunità concrete per le nostre imprese ma, al contempo, mi sono reso conto  che, pur parlando di mercati differenti sia per processo che per prodotto, le aziende italiane hanno le carte in regola per affermarsi ma sono poco competitive per questo macigno fiscale che le schiaccia”.

Con questi chiar di luna, l’input che Bettazzi lancia alla politica è chiaro: “Le risorse e il lavoro vengono divorate dal fisco e siamo ad un punto di non ritorno. Come possiamo fare investimenti o agganciare la ripresa se siamo costretti a sopportare un peso enorme? Due sono le strade obbligate per ridare fiato e competitività agli imprenditori: un taglio fiscale serio su artigianato e pmi e, al contempo, una semplificazione – ad ogni livello istituzionale – di quella valanga di adempimenti che con costi assurdi abbatte la produttività”.

Di qui, le otto proposte che Cna porterà sui tavoli istituzionali ad ogni livello. “Chiederemo una riduzione progressiva delle tasse sul reddito, una revisione delle aliquote Irpef in modo che chi più dichiara meno dovrà pagare, e, sul fronte Irap, un innalzamento della no tax area almeno fino a 25.000 euro, esentando le microimprese. Inoltre, i valori catastali degli immobili devono essere  rivisti e allineati ai valori di mercato, bisogna ridurre il peso dell’Imu sugli immobili strumentali produttivi e prevedere la deducibilità completa dell’Imu dal reddito d’impresa. Infine, vogliamo che sia resa obbligatoria per i Comuni la previsione delle tariffe Tari commisurate alle quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e, va da sé, un concreto taglio degli adempimenti che sono oggi troppi, complicati, e veri nemici di qualsiasi imprenditore”.

 

 

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