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Anselmo Potenza interviene sulla “Questione Cinese”

PRATO (09.01.09) – Allungare la filiera del tessile “aprendo” ad accordi economici con quel gruppetto di imprese cinesi che operano nella regolarità? Potrebbe essere una buona strada – dice Anselmo Potenza presidente della CNA di Prato – per fare un passo avanti rispetto ad un dibattito, assai inconcludente fra duri di comodo e presunti buonisti.

Detto ciò, vanno messi dei punti fermi che potrebbero essere definiti, da subito, in un accordo e in un codice comportamentale, fra le nostre organizzazioni imprenditoriali.

Certo gli accordi non si fanno da soli, in questo caso sono gli imprenditori cinesi che ci devono manifestare interesse.

Alcuni punti a noi sono chiari: i nostri imprenditori sanno produrre la buona qualità, quella che non si ottiene con lavoro nero, sfruttamento di immigrati e di minori, evasione fiscale e dumping ambientale. Il made in Italy è la nostra cultura, la nostra storia, è anche l’onorabilità degli imprenditori italiani conquistata col prodotto e con rapporti commerciali seri. Questo è il valore inestimabile che gli imprenditori italiani possono mettere sul tavolo di accordi commerciali e imprenditoriali.

Non partiamo da zero, anche in casa CNA ci sono già tentativi ed esperienze in questa direzione.

È così che si fanno affari, e i buoni affari sono il miglior propellente per affermare il rispetto delle regole. Quindi sia chiaro: non si scambia l’integrazione con tolleranza sulla legalità, questo mi pare evidente anche nelle ultime dichiarazioni di esponenti della politica pratese. Anzi, il prossimo passo, adesso, dovrebbe essere l’impegno del console cinese a collaborare con lo Stato italiano per colpire l’illegalità, proprio in difesa dei suoi imprenditori corretti.

La politica è poi il terzo soggetto necessario: se l’imprenditoria cinese è, per Prato, un fatto straordinario, ha senso chiedere programmi e interventi straordinari.

Quali? Ad esempio, perché non attivare risorse a sostegno di tutti quegli imprenditori italiani capaci di costruire joint venture, con imprenditori cinesi per produrre qualità e garantire anche facilità di accesso del Made in Italy nel grande mercato cinese? Il problema tra l’altro non riguarda solo la filiera tessile anche il mercato della comunità cinese locale deve aprirsi a tutte le imprese e non soltanto alle proprie. Su tutto questo gli attuali ed i prossimi amministratori, potrebbero impegnarsi sia verso la Regione che verso il Governo Nazionale per una piattaforma pratese capace di coniugare azione imprenditoriale con emersione nella legalità.

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