Potenza scrive al Tavolo di distretto:“Il Governo scorda le Pmi”

DSC_0829PRATO (10.11.09) – “Ero andato a dormire con le solite preoccupazioni, ma sabato mattina mi sono svegliato con tutti i problemi risolti: forti dei dati OCSE, Berlusconi e Tremonti, ci hanno spiegato che la crisi non c’è più, che gli italiani sono ricchi, e che problemi come i fallimenti pilotati, mancanza di commesse, basse tariffe di lavorazioni, restrizioni del credito e crollo dei consumi si sono dissolti in una nube di zucchero filato.

Tuttavia, nel caso la gente indisciplinata, fregandosene degli annunci “rosa” continuasse a vivere questa crisi, non posso che preoccuparmi dell’inconcludenza di Governo e istituzioni nel dare risposte ai problemi posti al Tavolo di distretto.

Mettiamo in fila le cose: a Prato ci sono 6.000 cassaintegrati; migliaia di imprese chiudono o lo faranno entro fine anno. Dobbiamo ottenere provvedimenti dal Ministero del Welfare per tutto il contoterzi visto che, a livello locale, la soluzione non è trovare qualche orto da coltivare.

Il sindaco ottiene dal ministro l’intervento di Invitalia, l’agenzia governativa fatta per “prestare” soldi entrando nel capitale delle aziende e uscendovi entro 3 anni. Peccato che le garanzie deve darle tutte il patrimonio dell’imprenditore che deve mettere il 50 % del capitale e  ricomprare  le quote di Invitalia  con  il 6% di interessi. Ovviamente dovrà essere una Spa e passare l’esame di Invitalia. Solo così, forse, l’impresa vedrà qualche risorsa a fondo perduto. Speriamo siano molti,  ma a Prato quanti imprenditori possono fare operazioni del genere? E alle microimprese che a Invitalia non accedono e che sono la spina dorsale dell’economia, che risposte ha dato questo Governo che sembra non credere nel manifatturiero?

Energia rinnovabile e cardato rigenerato: nel primo caso serve il coinvolgimento del Ministero dell’ambiente mentre, nel secondo, il valore del cardato sta tutto nella logica ambientale, perchè recuperare costa di più. Questa idea può funzionare solo se sostenuta da una forte  sensibilizzazione etica dei consumatori e da appalti pubblici, ma c’è qualcosa di questo concretamente sul tavolo? Ecco perché ancora non ci investe nessuno.

Ci sono poi tutti gli impegni presi dalle banche con Governo e Regione. Viene da chiedersi se gli istituti bancari conoscano quel che firmano, visto l’atteggiamento restìo nel rispettare gli accordi presi e l’incapacità di Governo e istituzioni a farglieli rispettare.

Però, qualcosa di concreto si può fare subito. Perché gli Enti locali non si decidono a fare gli appalti di servizi, manutenzioni e forniture per piccoli lotti, orientati verso la piccola e la micro impresa? Perché non fanno una battaglia contro il patto di stabilità per fare le piccole opere pubbliche che darebbero fiato alle imprese?

E ancora, come insegna la lezione di Keynes, in momenti di crisi servono interventi pubblici in infrastrutture necessarie a modernizzare il nostro territorio (penso a ex Banci, termovalorizzatore,  CREAF).  Che fine hanno fatto i progetti? Gli enti locali decidano quali realizzare, ma facciano subito scelte e utilizzando i fondi stanziati dalla Regione l’immobilismo è il male peggiore”

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