Indagine CNA sulle aspettative delle imprese. Bettazzi “caro-energia, burocrazia, inflazione e ritardi nei vaccini restano i principali fattori di rischio per la ripresa”

Più ottimisti sulle prospettive della propria impresa che su quelle del Paese; inflazione e costo dell’energia minacciano la ripresa più della pandemia per la quale oltre il 50% è a favore dell’obbligo vaccinale. Sono alcune indicazioni che emergono dall’indagine condotta da CNA nazionale su un campione rappresentativo dell’artigianato e della piccola impresa interpellando oltre 1.700 imprese sul territorio nazionale.

Alla luce dei dati il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi sottolinea che “la ripresa si gioca tutta su alcuni nodi cruciali che devono essere al centro delle priorità istituzionali: caro-energia, burocrazia, inflazione, obbligo vaccinale e risorse del PNRR. Nelle due realtà pratese e pistoiese operano migliaia di imprese che rappresentano una risorsa fondamentale per il territorio ed è sui distretti del tessile, dell’edilizia, della metalmeccanica, del manifatturiero e del turismo, che devono concentrarsi gli sforzi delle istituzioni, chiamate a ridare linfa all’economia attraverso le progettualità e le risorse previste dal Pnrr. Serve uno sforzo comune e congiunto per far arrivare al territorio queste risorse e per gestire la ripartenza, malgrado una pandemia sulla quale sarà dirimente portare avanti il piano delle vaccinazioni e delle terze dosi che riducono l’impatto dei contagi sugli addetti e sull’occupazione. Abbiamo apprezzato gli interventi attuati finora anche per la riduzione delle quarantene, ma bisogna spingere sull’obbligo vaccinale e su misure calibrate per far fronte, da un lato, all’incrudelirsi della pandemia, e dall’altro, alla necessità delle aziende di essere sostenute per recuperare il terreno perduto”.

I dati dell’indagine

Secondo l’indagine CNA, soltanto il 5,4% degli intervistati prevede che l’economia italiana tornerà ai livelli pre-pandemia, il 18,3% confida nella ripresa ma le perdite saranno recuperate solo parzialmente. Toni più fiduciosi se si parla delle aspettative sui risultati 2022 per la propria impresa con oltre il 40% del campione che indica risultati in crescita e quasi un’impresa su cinque prevede risultati migliori a quelli pre-pandemia. Quasi il 30% si aspetta un anno molto difficile. A livello settoriale il pessimismo è più accentuato nel turismo dove soltanto il 21,4% prevede risultati in crescita, seguito dal trasporto con il 28% mentre il comparto dei servizi alle imprese primeggia per ottimismo con il 53,3% di aspettative positive, seguito dalle costruzioni (quasi un’impresa su due indica una crescita dei risultati) e dalla manifattura (43,4%).

L’andamento dell’economia continua ad essere condizionato dalla pandemia e oltre il 50% degli intervistati considera la vaccinazione obbligatoria l’arma più efficace per sconfiggere il virus ma con risposte differenziate tra i vari settori. Nei servizi alla persona i favorevoli all’obbligo salgono al 61,1%, 56% nei servizi alle imprese quasi il 50% nella manifattura e nelle costruzioni. Introdurre lockdown per i soli non vaccinati non incontra il consenso degli imprenditori, appena il 10% si dice a favore con punte del 5,3% nel turismo e del 6,7% nei servizi alla persona.

L’acuirsi della pandemia è tra i principali fattori di rischio per la ripresa economica per il 41,8% delle risposte (concentrate nei settori che hanno più sofferto le restrizioni come servizi alla persona e trasporto), la stessa percentuale indica la scarsità di materie prime e semilavorati ma al primo posto con il 42% vengono indicati tensioni inflazionistiche e il caro-energia, in particolare nei comparti della manifattura e delle costruzioni.

Tra i fattori di rischio per la crescita economica il 37% delle risposte indica la mancata attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr, il 33,5% teme una fase di instabilità politica. In secondo piano il venir meno dei sostegni per i settori ancora in difficoltà con il 21,6% delle risposte (ma il 50% nel turismo) e la carenza di manodopera qualificata (20,3%), con punte del 29,5% nelle costruzioni.

 

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